Il progetto, materializzato in un film ed in una mostra fotografica, documenta 2 mesi di attivitā, che hanno coinvolto, a vario titolo ma con unanime entusiasmo, moltissime persone nel lavoro di pulizia e di rilievo topografico delle 2 chiese. Comprende inoltre le interviste raccolte sul luogo dai massimi studiosi del settore, come lo storico Roberto Caprara, l'archeologa Annalisa Biffino, la restauratrice Maria Di Capua, lo storico dell'arte Domenico Caragnano, tutti concordi nell'indicare l'importanza del sito.
Le due chiese si trovano all'interno di una piccola lama in splendida posizione panoramica sul Mar Piccolo, onde il nome di Bellavista, ricavato da vecchie carte topografiche. A parte la ricchezza della vegetazione della macchia mediterranea, colpisce la singolaritā di due distinte chiese rupestri l'una accanto all'altra, che le promuove ad importanti testimonianze della Taranto medievale. Una delle due risale probabilmente ad etā altomedievale (prima dell'anno Mille), la seconda invece č certamente successiva ed era interamente affrescata. Purtroppo difetti originari di costruzione ne hanno determinato il crollo di parte della volta, esponendola alle intemperie atmosferiche ed al proliferare della vegetazione spontanea: il conseguente degrado avanzato richiede un urgente progetto di consolidamento e restauro. E' stata condotta anche una ricerca documentaria, che č stata in grado di formulare un'ipotesi di identificazione di quest'ultima con una chiesa di San Nicola, di cui si parla in alcune pergamene della prima metā del Trecento. I monumenti, noti al mondo scientifico ed al pubblico solo da 10 anni, corrono oggi un serio rischio, essendo situate all'interno della nuova area PIP (Piano insediamenti produttivi) sorta lungo la strada statale per Martina Franca. Per assicurare la loro salvaguardia e scongiurare il destino che ha colpito diverse altre chiese rupestri, in epoca anche recente (vedasi la chiesa di San Giovanni), gli organizzatori dell'evento si rivolgono alle istituzioni competenti (Comune di Taranto e Sovrintendenze) per l'apposizione di speciali vincoli e, in prospettiva, l'inclusione dell'intera lama nel neonato parco regionale Terra delle Gravine.