PAROLE CHIAVE: immagini, rural landscape history, storia del paesaggio agrario, Taranto, Puglia, Italia meridionale, associazione culturale, gravine
Sulla scia del crescente favore conferito in questi ultimi anni alla filosofia del vivere con lentezza quale antidoto, o cura, alla frenesia efficientista acclamata da certa modernità, la già consolidata tradizione escursionistica è andata incontro, nel corso degli ultimi anni, ad una ulteriore evoluzione: da attività riservata alle domeniche fuori porta, intermezzo limitato nel tempo volto al recupero delle energie psicofisiche, essa ha recuperato una funzione un tempo connaturata con l'atto del camminare: lo spostamento fra luoghi, anche lontani Sono così nati i cammini. Oltre gli storici percorsi di ispirazione religiosa che possono vantare una plurisecolare tradizione, primo fra tutti quello con destinazione Santiago di Campostela, ne vengono proposti sempre nuovi, con cadenza ormai quotidiana, con varia ispirazione e finalità. Talune di queste proposte riportano in vita percorsi resisi obsoleti nel corso del tempo e di valenza indubitabile, valga per tutte il Cammino dell'Appia Antica, assurto agli onori della cronaca grazie alle recenti iniziative editoriali del giornalista Paolo Rumiz. A queste si affiancano proposizioni storicamente molto opinabili, come quelle aventi come oggetto la percorrenza di fantomatiche Vie Francigene del Sud. Altre ancora si propongono nell'offerta turistica con intenti più o meno dichiaratamente commerciali.
Al successo di simili iniziative concorre certamente l'emergere di un nuovo sentimento che vorremmo definire postmoderno che intravede, come già accennato, nel vivere (e muoversi) con lentezza l'antidoto alla bulimia efficientistica alla quale pare, per converso, votata una modernità intesa in maniera più… classica.
Il Grand Tour della Terra delle Gravine fa proprio tale sentimento, potendo anzi vantare di aver inaugurato, almeno nel Mezzogiorno d'Italia, l'avvio di questo tipo di esperienza con la specificità, inoltre, di offrire di anno in anno un itinerario contraddistinto ciascuno da una singolare chiave interpretativa, un tema sul e intorno al quale l'atto del camminare assume proprie forma e senso. In ciò siamo stati certamente supportati dalla tanta opulenza di spunti culturali, naturali e paesaggistici offerti dalla geografia della Terra delle Gravine.
Il Grand Tour della Terra delle Gravine è quindi un'esperienza di cammino che si svolge in quattro giorni. Non è un'articolata escursione a tappe, non obbedisce neppure all'imperante moda dell' all-in-one, dei pacchetti turistici onnicomprensivi; essendo proposta a titolo gratuito, non va alla caccia spasmodica di partecipanti e non ha interesse a richiamare frotte di escursionisti inevitabilmente trasformati, una volta in cammino, in una folla chiassosa e distratta. Si tiene ben lungi dalla mera ricerca del bello, del suggestivo e del pittoresco che tanto affascinano il disattento passeggiatore domenicale o, peggio ancora, il turista, già proiettato sul come decantare la sua vacanza-totem in paesi esotici, pretendendo di averne colto l'anima mediante immagini e filmati trafugati con trappole tecnologiche più o meno sofisticate.
Il Grand Tour della Terra delle Gravine riprende invece il tema degli avventurosi viaggi che la giovane intellighenzia europea intraprendeva fra Sette- ed Ottocento nei paesi mediterranei ed in particolare nel Mezzogiorno d'Italia. Ad indurli ad un'esperienza gravida sì di suggestioni, ma ricca anche di imprevisti, era in primo luogo il desiderio di riscoprire quella che era colta come la primigenia comune matrice culturale europea, quell'antichità classica riportata alla luce dalle prime avventurose indagini archeologiche, in primis la riscoperta di Ercolano e di Pompei, e che giungeva all'attenzione di un sempre più vasto pubblico grazie alla emergente editoria periodica (fatta di giornali e di riviste), capace di dar vita ad una prima pubblica opinione europea. Voluto o meno che fosse, tuttavia, i viaggiatori del Grand Tour associavano a tale intento primario anche il desiderio di misurarsi personalmente con un'esperienza ricca di incognite e niente affatto scevra di pericoli qual era, date le contingenti condizioni ambientali e infrastrutturali, un viaggio effettuato in quel mondo mediterraneo che custodiva pressoché integro quel sapore d'arcaico tanto elogiato dagli intellettuali dell'Età dei Lumi come Rousseau e Montesquieu, gli antesignani dell'antropologia culturale.
I viaggiatori del Grand Tour erano pertanto mossi da un entusiasmo fermentato in animo leggendo i resoconti pubblicati da illustri viaggiatori o ascoltandoli, stando assisi nei comodi salotti intellettuali mitteleuropei, dalla viva voce di parenti o amici già cimentativisi; allorquando, tuttavia, si ritrovavano ad affrontare le sgangherate strade del Regno di Napoli si ritrovavano spesso immersi in un'attualità ben diversa dalle attese ma che si rivelava ugualmente non meno feconda di suggestioni, venendo parimenti sedotti dagli inediti paesaggi ambientali ed umani che si dispiegavano intorno a loro e col quale giungevano a contatto, pur talvolta scontrandovisi.
Il viaggio che partiva quindi come occasione di conoscenza finiva il più delle volte col tradursi in un'esperienza formativa della personalità tout cour, vissuta anche al fine di rappresentarla e di raccontarla, onde la ricca produzione di bozzetti (i guache) e la voluminosa letteratura odeporica fiorita intorno al Grand Tour, prolegomeni alla pubblicazioni delle prime vere e proprie guide turistiche che sarebbero fiorite nel corso del più maturo Ottocento.
il viaggio, quindi, come era una volta: strumento di conoscenza ma anche occasione di crescita personale.
Il Grand Tour della Terra delle Gravine è un progetto di Antonio Vincenzo Greco e Franco Zerruso per l'associazione culturale TERRA DELLE GRAVINE.