PAROLE CHIAVE: immagini, rural landscape history, storia del paesaggio agrario, Taranto, Puglia, Italia meridionale, associazione culturale, gravine
XV GRAND TOUR DELLA TERRA DELLE GRAVINE:
IL VERSO DELL'ACQUA (30 aprile-3 maggio 2022)
La quindicesima edizione del Grand Tour delle Gravine è dedicata al complesso rapporto intercorso fra il nostro territorio e l'acqua, da sempre segnato da necessità contrapposta alla sua potenza talvolta dirompente. L'esito di questa dinamica ci ha restituito la meraviglia delle gravine, la fiorente agricoltura dell'occidente tarantino, ma anche ricorrenti disastri L'acqua, quindi, come alfabeto della storia della Terra delle Gravine, con i suoni ed i suoi rumori
Primo giorno: da Castellaneta Marina a Masseria Sacramento (Palagianello) (Km 22)
Partiamo dal litorale di Castellaneta Marina Lo seguiamo, dapprima immersi nella macchia del retroduna litoraneo, quindi nella retrostante pineta. Superata la statale 106 discendiamo all'interno dell'alveo della lama dalla quale emergono le sorgenti del fiume Lato. Numerose le opere volte alla regimentazione delle acque di questo complesso e vasto distretto imbrifero. Proseguiamo lungo la strada provinciale 14, interrotta al traffico veicolare da ben 19 anni, cioè dall'alluvione dell'8 settembre 2003. Sulla sua sponda orientale sorgevano le antiche saline di Castellaneta.
Ci inoltriamo all'interno della grandiosa lama che fa seguito alla Gravina grande di Castellaneta, a tratti ci vengono incontro monumentali esemplari di roverelle, olmi, pioppi e, soprattutto frassini, dai quali un tempo si ricavava la manna. Relitti di quel che fu un florido bosco ripariale In questo tratto della lama insisteva lo specioso giardino del Cavallaro, a lungo appartenuto alla famiglia Ungaro, castellanetana di origine ma tarantina di vocazione. Nonostante i tentativi di porre argine all'acqua, la lama conserva a tratti l'aspetto originario di palude. Ma ospita soprattutto una fiorente agrumicoltura.
Raggiungiamo infine la nostra destinazione finale, Masseria sacramento, un residenza vacanziera degli anni '50 per lòungo mtempo in abbandono e da pochi anni ristrutturata.
Secondo giorno: da Masseria Sacramento a Masseria Sterpina (Mottola) (km 19)
Ci immettiamo sulla antica strada che da Massafra conduceva in Palagianello, con tanta nostalgia per quella prima volta… Ci fermiamo ancora una volta presso il trappeto semiipogeo di Casalrotto, di servizio ai vastissimi oliveti che un tempo i duchi di Martina possedeva in quella vasta azienda. Superiamo anche Masseria Casalrotto, nell'antico feudo dell'abbazia benedettina di Cava dei Tirreni Subito oltre ci immettiamo lungo l'argine di un fiume creato dall'uomo moderno, ne seguiamo il silenzioso fluire. Scorre in gran parte sotto terra, contenuto in amplissimi condotti. Realizzato nel corso degli anni '70 del Novecento convogliando le acque del Sinni e dell'Agri, questa nuova diramazione dell'Acquedotto Pugliese rispondeva alle accresciute richieste di acqua da parte di un territorio che, nel corso del Novecento, stava radicalmente trasformando la propria economia.
La strada di servizio della quale ci serviamo scorre ai piedi dell'altopiano murgiano, in mezzo a colture intensive ed antiche masserie e cave di tufo in disuso. Quanta differenza rispetto al monumentale decorso della prima versione dell'Acquedotto, quella di primo Novecento che abbiamo ammirato nel corso di tanti precedenti escursioni in Valle d'Itria! Ai piedi dell'altura sormontata da Mottola ci inerpichiamo lungo un tortuoso sentiero per capre… e per grandtouristi, … sino a raggiungere i miseri resti degli antichi terrazzamenti che un tempo la cingevano da Mezzogiorno. Risaliamo il canale di San Vito per raggiungere il vasto omonimo villaggio rupestre, un tempo dotato di ben 4 chiese in rupe. Il sole inizia ad abbassarsi, spandendo sulle cose calde tonalità ambrate, mentre attraversiamo la Sterpina, siamo ormai vicini all'omonima masseria che, dopo anni di abbandono, di recente è stata ristrutturata e rinominata Tenuta Donna Teresa, nostra meta quotidiana
Terzo giorno: da Masseria Sterpina a Crispiano (km 30)
Lasciata Masseria Sterpina attraversiamo la quotizzazione ottocentesca dell'omonimo demanio comunale mottolese. Le campagne sono per lo più incolte, a tratti rinaturalizzate. Appena entrati all'interno del bosco di Sant'Antuono inizia a piovigginare, ma la vestizione è solo una esercitazione
Passiamo accanto masseria di Monte Sant'Elia, tanto cara ai grandtouristi di più lunga memoria, Dopo averla più volte risalita, per la prima volta discendiamo la tortuosa strada che risale sul Monte, quindi l'omonima gravina Raggiunta la fontana di Varcaturo ci immettiamo su un bellissimo sterrato che attraversa dapprima un bell'oliveto, quindi una macchia che anela a divenire bosco, ripete l'antica Via Regia che collegava Francavilla con Mottola. Ancora un passaggio all'interno del villaggio masserizio di Vallenza, ombelico viario della Terra delle Gravine. Qui la tradizione poneva le favolose sorgenti dell'acquedotto tarantino, in grazia del quale la città non ha quasi mai sofferto la sete. Percorriamo per qualche centinaio di metri il Tratturo Martinese …. Per poi seguire un tortuoso sentiero che taglia la rinascente macchia mediterranea di Pozzo del Termite, contrada ai piedi delle Pianelle Siamo giunti finalmente a Crispiano, al termine di un percorso che, a causa di alcuni errori e di qualche ingenuità, risulterà il più lungo di questa edizione di Grand Tour: ben 30 Km.Rifocillatici, potremo finalmente affrontare gli ultimi rettilinei che segnano la stagione delle quotizzazioni demaniali compiute all’interno dell’antica Difesa Reale, ormai in territorio di Ginosa, sino a raggiungere l’agognata meta finale, il Praedio della Reale, per l’appunto, nuova struttura agrituristica sorta all'interno di quella che era la vasta Difesa Reale, di pertinenza feudale.
Quarto giorno: da Crispiano a Taranto (parcheggio Ipercoop) Km 26
Lasciamo Crispiano risalendo lungo il suggestivo Vallone tutto tarlato dalle case-grotte del villaggio rupestre di Santa Maria di Crispiano. Un tempo dominio incontrastato di masserie cerealicolo-pastorali, attualmente il paesaggio delle campagne circostanti è disegnato da minuscoli poderi presidiati da caratteristici trulli. Percorriamo il più suggestivo tratto superstite della antica strada che da Taranto conduceva in Martina sino a porci lungo una strada che corre sovramano rispetto alla scenografia più potente del Verso dell'Acqua: il Canale di Cigliano. Il camminamento ci fa dono, di tanto in tanto, di squarci paesaggistici che, di per sé molto suggestivi, restituiscono gli struggenti ricordi di quella prima volta… ben 16 anni sono trascorsi…
Ce ne distacchiamo momentaneamente attraversando un bell'oliveto, ma, subito dopo l'elegante fabbricato neoclassico della masseria feudale di San Giovanni, ci restituiamo ad un più intimo abbraccio del canale, fra svettanti roverelle lungo un sentiero a tratti immerso nella vegetazione, a tratti ripidissimo . In lontananza ci sorveglia il cono perfetto del Monte di Salete, grondante storie e leggende . Entriamo per la zona industriale di Montemesola ed entriamo in paese per la porta di San Martino e ci concediamo una inconsueta sosta nella piazza centrale del paese, al cospetto del palazzo marchesale e della torre dell'Orologio, ambedue contrassegnate dall'arma della casa dei Saracino.
Lasciamo la linda Montemesola per il tramite della porta di San Gennaro e passiamo accanto ad un'altra prestigiosa azienda feudale (Masseria Era), attualmente centro direzionale di una amplissima azienda agricola, condotta con criteri … molto moderni. Nubi scure si gonfiano, borbottano nel cielo sopra le nostre teste, ma non bagneranno il nostro cammino, non oggi Intravediamo appena la sagoma della elegante Masseria Levrano d'Aquino, ma ne sentiamo le suggestioni più forti non appena superato il costone di Monte Castello, giungiamo al cospetto di quella che fu la prima Masseria Levrano, Sopravvive solo il rudere della che era la Torre della Marchesa, cosiddetta in quanto venne data in dote a Fulvia d'Aquino, moglie di Francesco Carafa, marchese di San Marzano. A lungo sfuggito alla agricoltura industriale, negli ultimi anni in questo territorio sono comparsi programmi di miglioramento agrario molto impattanti, elettrodotti, campi fotovoltaici e canali irrigui. Ci districhiamo fra essi… cercando di concentrarci sul che di buono ci offre il luogo: uno splendido colpo d'occhio sul Mar Piccolo. Approdiamo infine su quanto resta del Tratturo Tarantino, attorniati purtroppo dai primi segni della inciviltà urbana, i quali per converso ci informano che siamo ormai al termine di questa quindicesima edizione del nostro Grand Tour.