PAROLE CHIAVE: immagini, rural landscape history, storia del paesaggio agrario, Taranto, Puglia, Italia meridionale, associazione culturale, gravine
XIV GRAND TOUR DELLA TERRA DELLE GRAVINE:
IL CAMMINO MARIANO II EDIZIONE (30 MAGGIO-2 GIUGNO 2021)
Dopo la pausa forzata del 2020 riprende la suggestione del cammino nella Terra delle Gravine. Il titolo di questa edizione, che è una, seppure involontaria (o no?), quanto mai opportuna dedicazione. Si pone pertanto come prosecuzione ideale dell’ultima edizione (quella del 2019) svoltasi nel Tarantino orientale e nel Brindisino meridionale. Questa prossima toccherà pertanto i siti dedicati al culto mariano dislocati nel Tarantino centro-occidentale.
L’intento è di dar vita ad un percorso ideale che connetta luoghi speciali presso i quali giacciono memorie antiche che attraversano momenti di storia molto diversi per natura e significato. La loro storia si viene restituita come cristallizzata nel culto mariano, ma sono testimoni di ben più articolate vicende.
Sarà una edizione con partenza a Km zero, esordendo dinnanzi alla chiesa di Santa Maria di Costantinopoli a Porta Napoli. Il primo giorno si concluderà a Crispiano, il secondo a Palagiano, il terzo presso la l’agriturismo Il Praedio della Reale, una nuova struttura nel territorio di Ginosa.
La conclusione avrà luogo in un luogo ed un giorno molto significativi: Masseria Sierro Lo Greco, dove questa nostra avventura è iniziata: quale allora più idoneo alla auspicata ri-partenza? Il significato del giorno lo lascio decriptare a voi. Mi piace, comunque, immaginare che la nostra ri-partenza è l’iscrizione ad una impresa di ben più ampia portata, dacché ad attendere è il futuro della nostra Italia.
Questa edizione non sottace quanto successo in questi mesi, non ignora che le condizioni climatiche nelle quali si terrà saranno ben diverse rispetto a quelle di fine aprile-inizi maggio, né tantomeno che la maggior parte di noi si trovi fuori allenamento. Di tutto ciò penso di aver adeguatamente tenuto conto nella elaborazione dei percorsi, che saranno considerevolmente più brevi, ma senza per questo sacrificare la qualità dei medesimi. E’ solo costata un po’ più di fatica, ma … Parigi val bene una messa! Anche la conclusione avrà un sapore inedito, in quanto il percorso dell’ultimo giorno è il più breve, soli 14 Km, contiamo pertanto di giungere a destinazione nella tarda mattinata, in maniera da festeggiare con un lauto pranzo invece della consueta cena. Abbiamo pensato, naturalmente, anche alla sicurezza. A parte infatti quanti sono già immunizzati, sia per essersi vaccinati, sia per aver assaggiato il morso del virus, abbiamo previsto, ed offriremo gratuitamente, agli altri la possibilità di fare un tampone rapido, uno-due giorni prima di partire. In questa maniera potremo partire nella certezza di non fare brutti incontri, e saremo nel contempo facilitati nella sistemazione nelle camere, operazione che terrà naturalmente conto della stato di immunizzazione o di negatività.
Primo giorno: dalla Madonna di Costantinopoli (Taranto) all'abbazia di Santa Maria di Crispiano (Km 16)
La chiesa di Santa Maria di Costantinopoli (Taranto)
Inizieremo dalla chiesa di Santa di Costantinopoli, in quella che era l’area di maggiore importanza economica della città pre-industriale: subito alle spalle del porto, circondata da taverne, da attività artigianali (lì intorno si trovavano le fornaci per cuocere l’argilla dai mille manufatti, ma anche fabbriche di fuochi artificiali e polvere da sparo) ed i magazzini nei quali si riponevano le vettovaglie prima di essere imbarcate nei bastimenti commerciali. Altra epoca, quando la città ascoltava e seguiva solo la propria vocazione. Come immagino sappiate, il sito attuale della chiesa non è quello originario, essendo stata smontata dall’area che doveva essere occupata dalla nuova ferrovia e rimontata ove si trova attualmente. Come preannunciato, è un Grand Tour essenziale e pertanto ci risparmieremo l’attraversamento del quartiere Tamburi, che percorreremo in autobus o con altri mezzi, per effettuare la reale partenza dal piazzale dinnanzi alla masseria della Mutata, una delle più importanti del Tarantino, storico patrimonio della storica famiglia degli Ulmo. Partiremo da qui perché esisteva un tempo una cappella, dedicata per l’appunto ad una Madonna della Mutata, denominazione presente anche nella omonima grottagliese ed nel complesso di San Pietro di Mutata, poi Marrese (attuale Histò). Troppo lungo sarebbe delineare la storia di questo nome.
Da qui ci avvieremo lungo uno sterrato che, attualmente noto come Strada vicinale Mutata-Grottafornara, è in realtà quanto sopravvvive dell’antica strada che da Taranto conduceva in Martina Franca. Giunti nei pressi di Masseria Santa Teresa lo sterrato termina e l’antico percorso risulta ingoiato dai terreni circostanti. Noi ne seguiremo comunque il tragitto percorrendo il margine di un oliveto sino a giungere in prossimità di Masseria Casabianca. Subito oltre ritorneremo su una strada che riprende il percorso storico, risalendo accanto alla gravina di Mazzaracchio sino a giungere in prossimità di Masseria Giranda, denominazione mutuata dal casato degli Iuranna, estintosi del corso del Settecento in Taranto.
Proseguiremo sempre verso Nord lungo uno sterrato sino a giungere ai piedi delle Coste di Sant’Angelo. Sarà questo il tratto più impegnativo e che risaliremo servendoci di sentieri e strade di servizio di acquedotto, sino a costeggiare il quartiere di Monte Termiti. Giunti in piano attraverseremo quella che un tempo era la Difesa di Crispiano, ormai periferia del centro abitato di Crispiano, termine della prima giornata di cammino.
Il percorso è di soli 16 Km e ci consentirà di giungere abbastanza presto presso la nostra struttura recettiva, La Masseria Urbana, interessante esperimento di quella modalità di ospitalità che tanto auspichiamo. Avremo quindi modo di riposare per poter poi meglio comprendere il motivo per cui siamo qui giunti. In Crispiano esisteva infatti un importante insediamento mariano, l’abbazia di Santa Maria di Crispiano, detentrice di un vastissimo feudo che dalle coste di Sant’Angelo giungeva sino alle Pianelle. La chiesa abbaziale è una chiesa rupestre appartenente a privati che molto difficilmente aprono al pubblico. Vedremo comunque almeno di darci uno sguardo; come pure faremo con le due chiese dedicate alla Madonna della Neve, protettrice del paese: la vecchia, nel Vallone, e la nuova, nel centro moderno.
Secondo giorno: da Crispiano a Palagiano (km 22)
La chiesa della Madonna di Tutte le Grazie (Massafra)
Si partirà da Crispiano e ci perderemo (metaforicamente parlando) per le sue campagne seguendo stradine e vecchi tratturi, sino a discendere sul fondo della gravina di Mesole, immersa nella pineta. La seguiremo sino alla sua confluenza in quella della Lezza, quindi in quella di Triglie. Fuoriuscita da questo importantissimo ed interessante sistema idrografico proseguiremo per un’antica strada che, avendoci visto già nella nostra prima epica avventura, giunge e supera la Masseria Monte della Specchia e prosegue superando l’accidentata gravina di Lamastuola con una delle più scenografiche strade della Terra delle Gravine. Avendo superato anche questa attraverseremo il giardino-vigneto che circonda quella prestigiosa azienda e proseguiremo seguendo una strada di servizio di una diramazione della rete dell’AQP. Seguendo questa, per tratti più o meno ampi immersa nella pineta, raggiungeremo Massafra.
Lungo l’ultimo tratto potremmo, se le forze ce lo consentiranno, fare brevissime deviazioni per visitare la cripta di Mater Domini a Trovanza (giusto per restare in tema) e l’interessantissima masseria di Corvo, ormai alla periferia massafrese, nelle cui vicinanze è stata scoperta una delle poche iscrizioni messapiche pervenuteci.
Dopo essere sfilati in passerella per il centro cittadino, quello moderno e di seguito quello storico, discenderemo per la scalinata che conduce alla chiesa della Madonna di Tutte le Grazie, quindi supereremo la Strada Statale e prenderemo la vecchia strada che conduce a Palagiano.
Il pernottamento, la cena e la colazione sono previsti presso il BeB Fiori d’Arancio di Palagiano
Terzo giorno: da Palagiano al Praedio della Reale
La chiesa della Madonna della Stella (Palagiano)
Anche questa XIV edizione del Grand Tour della Terra delle Gravine avrà il suo tappone. Si tratta in realtà di una giornata che in altre condizioni avrebbe costituito, con i suoi 27 Km, quasi la norma. Potremmo descriverla come tappa di trasferimento, essendo tutta in piano, ma date le condizioni costituirà di certo una seria sfida alla nostra resistenza. Ed alla nostra voglia di gridare, nonostante tutto e tutti, NOI CI SIAMO!
A conforto parziale della necessaria fatica verranno ben due punti di sosta nei quali avremo modo di rinfrescarci fisicamente. Il conforto intellettuale sarà invece fornito dai numerosi punti di interesse che incontreremo. Ma andiamo con ordine.
Lasciata Palagiano per Via Macello ci inoltreremo nelle sue floride campagne sino ad approdare, per il tramite di un comodo sterrato, al santuario della Madonna della Stella, importantissimo punto di riferimento della religiosità e del folklore palagianese. Qui si tiene annualmente (o si teneva, in epoca pre-pandemica), la seconda domenica di ottobre, in occasione della apposita festa mariana, la famosa Sagra delle tagghiarine piccanti, specialità culinaria locale servita all’interno di pale dei fichi d’India. La chiesa, molto rimaneggiata, risale non più tardi del Cinquecento. Poco distante da questa, e vi passeremo accanto, in corrispondenza di un importante crocevia di strade antiche, è invece la millenaria chiesa di Sana Maria di Lenne, antico possedimento dell’abbazia benedettina di Sant’Angelo di Casalrotto. Ad arricchire la pregnanza di questo luogo concorrono le suggestioni di mitici centri abitati pre- e paleocristiani, come Suda e Fane. Più concretamente in questo crocevia, per il quale transitava il Tratturo della Basilicata, era situato il Posto ove venivano riscossi i diritti di passo, e solamente possiamo immaginare la gran quantità di abusi e soprusi venissero compiuti sotto la protezione del potere baronale.
Dopo aver lasciato questo concentrato di storia, mito e folklore risaliremo la lama di Lenne sino a giungere al primo punto di ristoro, la fontana Calzo, una delle quattro dislocate lungo la medesima lama, le altre essendo quella della Fica, di Chiatano e di Trovara. Si tratta di sorgenti di acqua semidolce un tempo utilizzate dalla popolazione per il lavaggio dei panni e del bestiame. La fontana di Calzo, in particolare, venne nel Seicento dalla baronessa locale donata ai frati osservanti di Palagiano al fine di potervi trattate le lane utilizzate per produrre i loro sai. Tutt’intorno la rovinosa alluvione dell’8 settembre 2003 ha riportato alla luce i resti di una villa rustica romana. Zigzagando fra strade sterrate approderemo sulla vecchia strada che da Palagiano, ma anche da Taranto, conduceva in Ginosa. Prima di superare la lama della gravina di Castellaneta passeremo accanto a Masseria la Torrata. La contrada ha per nome Titolato ed è un chiaro ricordo della epopea della Dogana della Mena delle Pecore; qui era pure collocata un’antica cappella dedicata a Santa Maria della Manna, denominazione forse in relazione allo svolgimento, nel frassineto un tempo circostante, della raccolta della manna.
Superata la lama aggireremo Masseria San Mama, buen retiro dei marchesi Giovinazzi, protagonisti della storia ottocentesca di Castellaneta e Taranto, ci inoltreremo quindi per la contrada le Ferre, ancora legata alle memorie della transumanza, percorrendo lunghi rettilinei interpoderali, sino ad immergerci in uno dei luoghi più suggestivi della Terra delle Gravine, il passo di Giacobbe, ovvero la lama nella quale convogliano le loro acque la gravina di Laterza ed altre minori. L’abbiamo già percorsa, in senso inverso, in occasione del nostro visionario Cammino dei Pitagorici, restandone letteralmente stregati. Poco prima di uscirne potremo fare, come facemmo allora, la nostra pausa sotto i colossali eucalipti che si ergono sulla riva del ridente ruscelletto a fondovalle. Potremo, soprattutto, rinfrescarci alla adiacente fontana del Pilaccio.
Rifocillatici, potremo finalmente affrontare gli ultimi rettilinei che segnano la stagione delle quotizzazioni demaniali compiute all’interno dell’antica Difesa Reale, ormai in territorio di Ginosa, sino a raggiungere l’agognata meta finale, il Praedio della Reale, per l’appunto, nuova struttura agrituristica sorta all'interno di quella che era la vasta Difesa Reale, di pertinenza feudale.
Quarto giorno: dal Praedio della Reale a Masseria Sierro Lo Greco
La chiesa della Madonna di Dattoli (Ginosa)
Lasciato il Praedio ci tocca purtroppo percorrere un Km lungo la strada Statale 580, ma è per raggiungere un luogo molto significativo per il motivo del nostro cammino: la chiesa di Santa Maria di Dattoli. Si tratta di una semplice cappella, rurale pare di origine medievale, eretta ai margini di un importante sito archeologico di epoca romana che ha documentato, sino ad ora, la presenza di una chiesa paleocristiana e di un impianto termale. Secondo alcuni il sito rappresenterebbe addirittura quanto resta dell’antico municipium di Genusia, del quale parla Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia. Come in altre consimili situazioni il culto mariano si è sovrapposto a questi ricordi, perpetuandosi in un importante riferimento della cultura e del folklore locale, nelle forme di una processione e dei una festa che si tiene la domenica in albis.
Ripreso a camminare, percorreremo l’amplissima area occupata dalle quotizzazioni demaniali operate a fine Ottocento nell’antica Difesa Reale sino a giungere nella Gaudella ginosina, ove inizia ad approfondirsi il Passo di Giacobbe; da qui ci porteremo ai piedi del massiccio murgiano, supereremo la conduttura dell’acqua del Pertusillo, diretta verso l’impianto di potabilizzazione all’imbocco della gravina del Varco.
Affronteremo quindi il costone della Murgia di san Pellegrino, fra macchia e bosco segundo un bellissimo percorso in salita che però regala molte suggestioni. Al suo interno è stata creata un'area fitnessa, purtroppo poco frequentata. Raggiungeremo quindi la strada panoramica che aggira la gravina di Ginosa. Da qui seguiremo un sentiero che risalendo sull’ultimo costone murgiano raggiungeremo il tratturo che ci restituirà, al termine del più sofferto dei Grand Tour (ancor prima di essere camminato), a Masseria Sierro Lo Greco.
Qui contiamo di arrivare in ora giusta per festeggiare con gli amici che ci avranno raggiunto, affidandoci al sempre cortese padrone di casa, Roberto Barberio.
IL REPORTAGE FOTOGRAFICO DEL XIII GRAND TOUR DELLA TERRA DELLE GRAVINE
Masseria Casabianca (Statte)