PAROLE CHIAVE: immagini, rural landscape history, storia del paesaggio agrario, Taranto, Puglia, Italia meridionale, associazione culturale, gravine
LA VIA TARENTINA
VIII GRAND TOUR DELLA TERRA DELLE GRAVINE (1-4 maggio 2014)
Da Taranto ad Egnazia
LA STORIA DELLA STRADA
Dopo l'edizione dedicata alla Via Appia e quella al Tratturo Martinese, il tema della viabilità antica torna quindi a fornire suggestioni ed opportunità di viaggio. Si tratta questa volta di un itinerario trasversale rispetto alle tradizionali vie di lunga percorrenza, come quelle citate, una cosiddetta via istmica, che collegava, cioè, le opposte sponde marine: nel caso specifico Taranto, sullo Jonio, ed Egnazia sull'Adriatico.
Tale collegamento esisteva certamente sin dall'antichità, dato che le due città erano i principali centri della Apulia centrale, ma è nota di certo solo dal Medio Evo, essendo citata in alcuni documenti relativi a centri della Murgia centrale, come Castellano (Castellana Grotte) ed il santuario di Santa Maria del Barsento (Noci).
Con l'abbandono di Egnazia (intorno al Mille) e lo sviluppo di Monopoli il terminale adriatico di questa importante direttrice si spostò quindi più a Nord. Molti i documenti di Età Moderna che fanno riferimento alla sola frazione meridionale, il tratto compreso fra Taranto e Noci.
IL VIAGGIO
Con questa edizione abbiamo inaugurato la serie delle partenze a chilometri zero, dandovi principio in un luogo molto evocativo per la memoria della generazione appena precedente la mia: Lido Azzurro. Situato giusto alla foce del fiume Tara, intorno vi erano una volta prestigiosi stabilimenti balneari (Lido Azzurro, Pino solitario, fra gli altri) che l'industria siderurgica prima, l'abusivismo edilizio poi e la costruzione del molo polisettoriale infine, e la forzata deviazione della foce del fiume Tara, hanno invece completamente destrutturato. Si è trattata anche della edizione più coraggiosa, essendo partita sotto una imprevista pioggerella e con previsioni per i giorni successivi a dir poco proibitive. Superata la statale 7 abbiamo attraversato le masserie Leucaspide ed Accetta Piccola per poi proseguire, sotto una pioggia sempre più fitta, fra le ciclopiche mura della Caccia Riservata di Accetta, seguendo le profonde carrarecce dell'antica strada che correva lungo la gravina di Lamastuola. Giunti a Masseria Pizzica abbiamo deviato verso Est alla volta di Crispiano, ove ci siamo fermati per la notte.
Nel corso del secondo giorno abbiamo attraversato, per il tramite di deliziosi tratturi, le campagne crispianesi per poi inoltrarci per il bosco delle Pianelle. Abbiamo quindi percorso un inedito tratto di Tratturo Martinese: sebbene asfaltato, corre quasi all'interno di una galleria alberata, fra campagne e foraggere multicolori. A Masseria Chiancarello ci siamo intrattenuti con gli anziani proprietari di un'ala del vasto complesso i quali hanno rievocato i tempi in cui la masseria ospitava una scuola rurale e, manco a dirlo, dell'efferato omicidio compiuto dal sergente Romano ai danni dell'incolpevole massaro. La signora ci ha persino indicato l'albero ad una branca del quale il malcapitato sarebbe stato appeso. Lasciato il tratturo ci siamo incamminati per l'antica strada che da Taranto risaliva verso Noci. Giunti nella bella cittadina siamo stati accolti in una delle strutture più singolari della storia del Grand Tour, il BeB La Cascata, gestita da una donna energica ed eccentrica dal gusto estetico molto … naive.
La partenza del giorno dopo è avvenuta sotto una pioggia sempre più insistente che ci ha costretto a camminare per tratturi ridotti a pantani fangosi; giunti all'abbazia del Barsento ci ha, tuttavia, accolto un pallido sole, ben presto resosi padrone del cielo. Per il resto del giorno ci siamo per lo più serviti della strada di servizio dell'AQP, nel tratto forse più spettacolare, quello cioè che bordeggia il lato meridionale del Canale di Pirro. L'ultimo tratto è corso lungo una delle più belle strade mai battute, uno stretto tratturo che, interamente lastricato, affronta un ripido pendio discesi dal quale siamo stati restituiti alla nostra meta: Laureto dalle caselle color pastello. Al termine, alcune stime non ufficiali computavano in poco più di 40 i chilometri percorsi nel corso di questo davvero duro giorno di cammino.
Il mattino successivo abbiamo girovagato per le caratteristiche contrade di questo angolo di Murgia: Marziolla, Lamie Affascinate, San Marco di sopra, Quei di Carlo, Pasqualicchio, Vitamara. Abbiamo quindi attraversato il Canale di Pirro e poi ridisceso, quando eravamo ormai alla periferia della Selva di Fasano, il costone settentrionale della Murgia, ammantato da una folta lecceta. Proprio mentre ci accingevamo ad affrontare la discesa dei Monti la poggia è tornata a tormentarci. Si è trattato di uno dei momenti di maggiore disagio per tutti, in conseguenza del quale qualcuno è stato anche colto da attacchi di panico. Quando, dopo molti stenti, abbiamo raggiunto il piano ha finalmente smesso di piovere, ma è stata solo un'illusione. La parte terminale di questa edizione di Grand Tour è corsa nelle feraci campagne fasanesi, contornate da olivi e carrubi colossali. Proprio quando iniziavamo ad assaporare il gusto della conclusione, il cielo è tuttavia tornato ad incupirsi sempre più, sinché l'arrivo al Museo Nazionale di Egnazia è avvenuto sotto un autentico diluvio universale, dando così vita ad uno dei momenti più epici della storia di questa avventura.
Il Grand Tour della Terra delle Gravine è un progetto di Antonio Vincenzo Greco e Franco Zerruso per l'associazione culturale TERRA DELLE GRAVINE.